Lettere a papa Francesco da San Vittore

 
In occasione della visita di papa Francesco alla Casa Circondariale di san Vittore a Milano in programma il 25 marzo, alcuni detenuti hanno scritto al Papa. Parole semplici e dirette, che fanno emergere la consapevolezza del male commesso,  ma soprattutto il desiderio di bene del loro cuore. Dal Corriere della sera di lunedì 6 marzo 2017.
 
 
 
Mi chiamo Natalino, sono originario della Calabria e ho perso la mia famiglia in 30 lunghi anni di carcere. È la seconda volta che entro. Da dicembre porto in corpo il cuore di un donatore, spero riposi in pace. Al mio risveglio dopo il trapianto ho visto nella mia stanza due figure che piangevano. Erano i genitori di chi mi aveva dato il cuore. Da allora mi sono sempre vicini e ringrazio Dio di avermi dato la possibilità di una nuova famiglia. Sono felice di vivere di nuovo insieme a tutti. Un caro saluto.
 
Natalino Vallone
 
Ciao Francesco scusa se non uso appellativi ma una volta che supererai i cancelli di San Vittore sarai un fratello anche per me, che qui mi trovo da un po’ di tempo e che non ho fede. Voglio solo dirti che ho peccato, ho rubato la serenità alla mia mamma e ho ucciso la fiducia di mio padre. Ma loro non mi hanno abbandonato. Così è in loro che ora rivolgo la mia ritrovata fede. Così ho capito che non è importante in cosa credi, l’importante è avere la fortuna di poter credere in qualcuno. Grazie per ogni singolo passo che farai in queste mura. Grazie di rappresentare l’amore e non necessariamente solo una religione.
 
Massimo Scarpat
 
Se potessi parlare a papa Francesco qui a San Vittore gli chiederei di fare un miracolo: di perdonare tutti i miei sbagli e tutte quelle volte che ho fatto del male, di farmi tornare bambino con i ricordi vissuti e di non fare più quelle brutte azioni che mi hanno allontanato dalla mia famiglia e mi hanno portato dove sono ora. Vorrei davvero potere ricominciare tutto.
 
Alfredo Giacoppo
 
Abbiamo fedi differenti. Ma tu caro Francesco quando preghi per i carcerati non fai distinzioni di sesso, di razza, soprattutto di religione. Così mi sento accolto anch’io nelle tue preghiere e se potessi chiederti qualcosa sarebbe un regalo bellissimo sentirti fare una preghiera al cielo per noi fratelli musulmani detenuti nelle carceri italiane, lontani da casa e dai nostri affetti. Tu anche a noi di religione diversa ispiri fiducia con bellissime parole che riuniscono in fratellanza tutte le religioni. Ti prego di continuare a trasmettere fede, perché la fede può aiutare anche quelli che come noi hanno sbagliato a trovare la forza per combattere e per uscire dalle nostre dipendenze distruttive. Grazie Francesco da un fratello musulmano.
 
Mustapha Sekouri
 
Caro papa Francesco, con onestà non sono molto credente. Ma se lei di pura fede in Cristo ritiene opportuno regalare una preghiera per la mia famiglia, che sono di principi cattolici, darà a questa mia carcerazione un senso e un po’ di pace e serenità ad anime pure, quali i miei figli e la mia compagna. A me non resta che chiedere perdono a lei per tutti i miei sbagli. Grazie.
 
Ivan Accordi
 
Francesco ciao. Nelle tue parole che da San Pietro arrivano anche a noi detenuti di San Vittore emerge una forte partecipazione emotiva alle sofferenze umane. Purtroppo ci arrivano anche immagini cariche di dolore, immigrati, terremotati, e le infinite situazioni di estrema povertà. Ma tutto questo viene mitigato dalla gioia trasmessa dal tuo sorriso che ci fa dimenticare anche solo per un momento angoscia e tristezza. Grazie di donare con la tua visita una briciola d’amore eterno a noi detenuti sospesi nel limbo tra il bene e il male.
 
Fatjoni
 
Carissimo Papa, mi trovo detenuto nel reparto dei tossicodipendenti di San Vittore chiamato La Nave. Sono qui per pagare il mio debito con la giustizia, ma allo stesso modo per riuscire a curare la mia patologia della sostanza. Le chiedo di fare una preghiera per darmi la forza di portare a termine la mia situazione, per un benessere mio e di mia sorella che è in attesa della mia prima nipotina: vorrei godermela fuori da queste mura visto tutto il sacrificio che fa ogni settimana per venirmi a trovare. Anche se sono musulmano, una parte di me crede in lei.
 
Moutabbid Abdelkbir
 
Mio caro Papa semplice. Chi se lo sarebbe aspettato, a volte la vita è proprio strana, di incontrarci in questo percorso carcerario. Sarà un’altra esperienza che chiuderò in me. La mia famiglia me lo diceva sempre: da un’esperienza negativa ne può derivare una positiva, e questa ne è la prova. Quel che ti chiedo è di farci cantare per te la benedetta canzone «Hay un amigo en mi» per condividere con te le nostre emozioni e la musica che cantiamo col nostro coro qui a San Vittore. Come dice Madre Teresa quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non ci fosse quella anche l’oceano mancherebbe. Te saludo mi querido Papa Simple.
 
Angelo Longo
 
Sono un papà di religione musulmana, detenuto nella casa circondariale di San Vittore. Sto scontando la mia condanna per colpa della mia tossicodipendenza. Quel che non vedo giusto è che la giustizia colpisce purtroppo non solo chi ha sbagliato, come me, ma anche i suoi affetti familiari. Così per un mio errore i miei due bambini non possono più vedermi. Ti chiedo una preghiera per potere riavvicinarmi a loro. Mi affido a te perché sei il Papa del popolo e della famiglia unita. Grazie.
 
Ghanim Larbi
 
Tu che intercedi per tutti coloro che soffrono, per tutti quelli che sono svantaggiati, per tutti quelli che sbagliano: ti chiedo una preghiera, caro Francesco. Poche parole, ma che pronunciate da te hanno la forza e l’intensità per cambiare la mia situazione. Aiutami a diventare un cristiano e un uomo migliore.
 
Paloka Melsed
 
Ciao Francesco, detto il Papa! Mi dicono che presto verrai a San Vittore. Non so cosa tu abbia combinato per finire qui con noi, ma sta di fatto che ti abbiamo già preparato un letto al quarto piano del terzo reparto: le lenzuola ci sono già, devi solo procurarti il pigiama. Se poi quando dormi russi dimmelo, che mi procuro i tappi per le orecchie. Per il resto c’è tutto: caffè, sigarette e un piatto di pasta non mancano mai. Mi dicono anche che usi vestirti di bianco. Ti consiglio colori più scuri: sai, qui c’è tanta polvere, la candeggina scarseggia, e i capi bianchi non durano molto. Per ora è tutto, ti aspettiamo. Ciao Fra!
 
Fabrizio Saderi
 
 
Le pagine del Corriere della sera
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