La via crucis di papa Francesco e il carcere

Nelle meditazioni della via crucis che stasera il papa terrà al Colosseo, scritte da monsignor Giancarlo Bregantini, c'è spazio anche per il mondo del carcere: burocrazia, sovraffollamento, solitudine... ma anche la possibilità del riscatto sociale e lavorativo e l'importanza del ruolo della società civile.
 

 

IL TESTO DELLA SETTIMA STAZIONE SCRITTO DA MONSIGNOR GIANCARLO MARIA BREGANTINI


VII STAZIONE
 


Gesù cade per la seconda volta
L’angoscia del carcere e della tortura

 


«Mi hanno accerchiato … Mi hanno circondato come api, come fuoco che divampa tra i rovi, ma nel nome del Signore le ho distrutte. Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, ma il Signore è stato il mio aiuto. Il Signore mi ha castigato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte» (Sal 118,11.12-13.18 ).
 


Veramente in Gesù si compiono le antiche profezie del Servo umile e obbediente, che prende sulle sue spalle tutta la nostra storia di dolore. E così Gesù, spinto avanti a forza, si accascia, sotto la fatica e l’oppressione, accerchiato, circondato dalla violenza, privo ormai di forze. Sempre più solo, sempre più nelle tenebre! Lacerato nella carne, fiaccato nelle ossa.
 


Riconosciamo in Lui l’amara esperienza dei detenuti di ogni carcere, con tutte le sue disumane contraddizioni. Circondati e accerchiati, “spinti con forza per cadere”. Il carcere, oggi, è ancora troppo tenuto lontano, dimenticato, ripudiato dalla società civile. Ci sono le assurdità della burocrazia, le lentezze della giustizia. Doppia pena è poi il sovraffollamento: è un dolore aggravato, un’ingiusta oppressione, che consuma la carne e le ossa. Alcuni – troppi! – non ce la fanno... E anche quando un nostro fratello esce, lo consideriamo ancora un “ex-detenuto”, chiudendogli così le porte del riscatto sociale e lavorativo.
 


Ma più grave è la pratica della tortura, purtroppo ancora diffusa in varie parti della terra, in molteplici modi. Come è stato per Gesù: anche Lui percosso, umiliato dalla soldataglia, torturato con la corona di spine, flagellato con crudeltà.
 


Come sentiamo vera, oggi, davanti a questa caduta, la parola di Gesù: «Ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (Mt 25,36). In ogni carcere, accanto ad ogni torturato, c’è sempre Lui, il Cristo sofferente, carcerato e torturato. Anche se provati duramente, è Lui il nostro aiuto, per non essere consegnati alla paura. Ci si rialza solo insieme, accompagnati da validi operatori, sostenuti dalla mano fraterna dei volontari e sollevati da una società civile, che fa sue le tante ingiustizie dentro le mura di un carcere.

 



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PREGHIERA
 


Signore Gesù,
una commozione senza confini mi afferra
nel vederti cadere a terra per me.
Nessun merito, una moltitudine di peccati, di incongruenze, di debolezze.
Quale Amore di predilezione in risposta!
Fuori della società, uccisi dal giudizio,
tu ci hai per sempre benedetti.
Beati noi se oggi siamo qui, a terra, con Te, riscattati dalla condanna.
Concedici di non fuggire dalle nostre responsabilità,
donaci di abitare nella tua umiliazione al sicuro da ogni pretesa di onnipotenza
per rinascere a vita nuova come creature fatte per il Cielo. Amen.

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