Ricette italiane nel carcere dei Blues Brothers



Il quotidiano Avvenire di venerdì 10 ottobre dedica mezza pagina al viaggio di Nicola Boscoletto a Chicago e ai legami che uniscono Padova e Chicago nel nome del carcere e… dei Blues Brothers.
 


 


 

Avvenire, venerdì 10 ottobre, p. 19, Ricette italiane nel carcere dei Blues Brothers (G. Paolucci)

 

Una ricetta per cambiare. Nel senso gastronomico del termine, ma soprattutto per dare una speranza a chi vive nel buio del carcere. Uno dei più famosi al mondo, almeno per meriti cinematografici: stiamo parlando del penitenziario della Cook County di Chicago, reso celebre dalle scene girate da Dan Aykroyd e John Belushi nel film “The Blues Brothers”, l’intramontabile cult del 1980 che continua a mietere consensi. Venti detenuti, tra i numerosi che si erano candidati per partecipare, sono stati scelti per partecipare al progetto “Recipe for change” (Ricetta per cambiare) che punta a insegnare un mestiere legato alle attività di cucina come trampolino di reinserimento sociale per aiutare quanti usciranno dalla galera. L’idea è venuta a Bruno Abate, chef di origini napoletane trapiantato a Chicago, dove gestisce due ristoranti chiamati “Tocco”, uno dei quali frequentato da star come Mariah Carey, Johnny Depp, Christian Bale e Riccardo Muti, direttore della Simphony Orchestra of Chicago. Voleva fare qualcosa di socialmente utile, e quasi casualmente - ma nulla accade per caso - durante un viaggio in Italia per fare visita alla figlia ha conosciuto l’esperienza della cooperativa sociale Giotto, che gestisce una delle iniziative più significative di lavoro e reinserimento sociale dei detenuti. Nel penitenziario Due Palazzi di Padova 130 carcerati sono impegnati nella produzione di due linee di dolci ”Giotto” e “Antonio”, dal nome del patrono della città, tra cui il panettone Giotto che è ormai una celebrità della categoria, e in altre attività come l’assemblaggio di biciclette e valigie e la gestione di un call center.
«Recipe for change è un’esperienza innovativa nel panorama delle carceri americane - racconta Nicola Boscoletto, presidente della cooperativa - Quando ho incontrato quei venti detenuti, ho visto nei loro occhi lo stesso desiderio di riscatto che vedo tra coloro che seguiamo al Due Palazzi. Hanno incontrato qualcuno che gli ha detto “tu vali, non sei definito dagli errori che hai commesso, puoi ricominciare e renderti utile a te stesso e alla società”. In un sistema penitenziario come quello statunitense, dove la logica della punizione schiaccia quella del recupero e dell’educazione, è un punto luminoso che può fare scuola in un Paese dove i costi di gestione dei penitenziari sono sempre più insostenibili. Anche per questo il vicesindaco di Chicago Steve Koch e lo sceriffo Tom Dart - un uomo di grande umanità e animato da tanta voglia di fare, capace di coniugare l’attività di tutore dell’ordine con l’attenzione alle persone più deboli e dal quale dipende l’amministrazione penitenziaria - hanno mostrato molto interesse a promuovere questa esperienza, che ha in Bruno Abate il principale sostenitore (già da tempo va in carcere per insegnare l’arte della cucina ai detenuti) e il testimoniai più efficace. Nelle galere statunitensi vivono 2milioni 900mila persone, compresi 600mila minori tra cui migliaia condannati all’ergastolo. Il tasso di recidiva è superiore al 90 per cento, rispetto all’ 1-2 per cento che si registra tra quanti lavorano in carcere a Padova».
L’interesse suscitato dall’esperienza in corso al Due Palazzi è confermato anche dallo studio commissionato dalla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Chicago, che ha finanziato alcune borse di studio e ha deciso di inviare in Italia alcuni studenti di un master per approfondire l’esperienza dell’impresa sociale applicata all’universo carcerario. Il sogno di Abate è produrre i Dolci di Giotto nel penitenziario dei Blues Brothers, ma ci vorrà del tempo, anche se lo sceriffo Tom Dart ha assicurato il suo sostegno. Intanto Chef Bruno ha deciso di inserirli nei menù made in Italy dei suoi due ristoranti di Chicago, uno dei quali si trova nell’aeroporto della città. E il 28 ottobre, in occasione del suo sessantesimo compleanno, i 400 invitati potranno assaggiare le prelibatezze prodotte dai carcerati di Padova. Boscoletto non ha dubbi: «Anche in questo caso, come i Blues Brothers, stiamo facendo una missione per conto di Dio».

 


IL CONCERTO
Quando il sax di Lou Marini conquistò il “Due Palazzi”

 


Non è la prima volta che le vicende “carcerarie” di Chicago e di Padova si incrociano. Il 12 dicembre del 2008 il carcere Due Palazzi ha ospitato l’esibizione di due “blues brothers”, il sassofonista Lou Marini e il trombettista Alan “Fabulous” Rubin, che hanno fatto rivivere la scena finale del film di John Landis ambientata nel penitenziario di Chicago, quando la Blues Brothers Band al completo è nel carcere della Cook County e suona per i compagni detenuti, mandandoli in visibilio. E in visibilio sono andati sei anni fa pure i camerati del Due Palazzi rivedendo “dal vivo” quella scena. Giacca, cravatta, pantaloni e cappello neri, camicia bianca: insieme a Marini e Rubin, altri venti elementi hanno inanellato brani-cult, tra cui l’intramontabile Everybody Needs Somebody to Love, riproponendo arrangiamenti, swing e mimica della band anni Ottanta.
 

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