Una “missione culinaria” lega Chicago e Padova

 

Imprenditore della ristorazione, stilista, amico e confidente di varie star, ma soprattutto ambasciatore al di là dell’oceano dello stile, della cultura, del gusto italiano. È Bruno Abate, 59 anni, originario di Napoli e titolare di prestigiosi ristoranti italiani a Chicago, Illinois. La sua è una storia imprevedibilmente legata a Padova, al Consorzio Giotto e a quelle lavorazioni carcerarie che finalmente a fine gennaio ha potuto vedere e incontrare da vicino. Sì, perché Bruno ha scelto di portare il verbo del gusto italiano anche nel carcere minorile con la sua CM4C, Culinary Mission for Chance. Perché solo la bellezza può essere veicolo di vero cambiamento.

 

E così dal 20 al 22 gennaio l’imprenditore, accompagnato dal consulente legale Antonio Musillami e dalla responsabile della comunicazione (oltre che eccellente fotografa, sue le immagini della galleria sottostante) Leigh Loftus ha visitato varie strutture di Officina Giotto, i ristoranti Forcellini172 e Aquattro, i self service e i collegi universitari, il centro cottura, ha passato un’intera mattinata nel laboratorio di pasticceria di Luigi Biasetto ma soprattutto ha trascorso la giornata di martedì 21 nella casa di reclusione Due Palazzi, visitando le lavorazioni avviate dal consorzio, incontrando a uno a uno i detenuti e poi tenendo una conversazione che ha lasciato una grande impressione in tutti. Esplicito l’intento: avviare una collaborazione per portare nel carcere di Chicago il marchio Giotto e la produzione di questi eccezionali panettoni.

 

«Voi forse non ve ne rendete conto, ma siete una speranza per l’America», le testuali parole di Abate di fronte agli operatori e ai detenuti di Officina Giotto. Grazie, non le dimenticheremo. Arrivederci, Bruno, see you soon.

 

 

 

INTERVISTA A BRUNO ABATE SUL MATTINO DI PADOVA

 

 

LA RIPRESA DELL'INTERVISTA SUL SITO INTERNET TEMPI.IT

 

 

Il Mattino di Padova, giovedì 23 gennaio, p. 24, «Detenuti di Chicago farete con me i panettoni Giotto» (L. Barsotti)

 

 

 

Bruno Abate è un italiano che ha fatto fortuna negli Stati Uniti. 59 anni, nato a Napoli e vissuto a Milano dove ha avviato una società di importazione di generi alimentari, ha scelto negli anni Novanta di trasferirsi a Chicago dove ha aperto negli anni tre ristoranti di successo, frequentati da vip del cinema e dello sport. Ieri era a Padova per una visita a Giotto. No, non la Cappella degli Scrovegni, ma la cooperativa Giotto che lavora con i detenuti nel carcere Due Palazzi e produce i panettoni «più buoni del mondo» dice Abate.

 

Come è venuto a conoscenza del lavoro nel carcere padovano?

 

«Quattro anni fa sono tornato in Italia a trovare mia figlia. Lei mi ha raccontato di un’amica che aveva il padre in prigione ma stava bene perchè lo facevano lavorare, guadagnava anche dei soldi, aveva imparato un mestiere ed era sereno. E viveva proprio nel carcere di Padova. Questa cosa mi ha colpito profondamente».

 

Negli istituti di pena americani non si lavora?

 

«Non così. Faccio da tempo del volontariato nel carcere di Chicago, insegno ai giovani detenuti elementi di cucina. Gli americani non sanno cos’è il basilico, tanto per dire. Produrre delle cose buone, come i panettoni, sarebbe fantastico».

 

Realizzabile?

 

«Sì, ne ho parlato con lo sceriffo di Chicago, stiamo trovando lo spazio nel carcere per fare qualcosa di simile a Padova che considero all’avanguardia mondiale».

 

L’idea è di produrre panettoni con i detenuti americani?

 

«Esattamente. Il panettone piace sempre di più agli americani. Vorrei che i pasticceri della Giotto venissero a Chicago per istruire i detenuti americani, che poi io vorrei guidare nella produzione di dolci».

 

I suoi ristoranti americani sono frequentati da molti vip: potrebbero aiutarla a promuovere questo progetto?

 

«Nel mio “Follia” ho al tavolo Mariah Carey, Johnny Depp, Morgan Freeman e sono amico di Clint Eastwood con cui gioco a golf. A tutti parlo sempre del mio desiderio di dare una chance alle persone detenute. Penso soprattutto ai ragazzi».

 

Lei ha a che fare con molti giovani detenuti?

 

«Negli Usa ci sono 2.800 bambini di età inferiore ai 14 anni che sono condannati all’ergastolo: moriranno in carcere. Una cosa per me sconvolgente. Mi chiedo: cosa posso fare per questi ragazzi? Giotto è una grande lezione al mondo».

 

Lei ha incontrato il presidente della Giotto, Nicola Boscoletto, in questi giorni padovani. Come collaborerete?

 

«Boscoletto ha grande capacità, è un uomo pronto a superare qualsiasi difficoltà per raggiungere un obiettivo in cui crede. Proprio come me. Ho visto nel carcere Due Palazzi dei grandi professionisti che muovevano le mani sulla pasta come se stessero suonando un violino. Voglio tornare a Padova per lavorare qualche giorno con questi detenuti, gliel’ho promesso quando li ho incontrati. Boscoletto invece verrà a Chicago, insieme troveremo il modo per portare anche nel grande carcere americano il progetto del panettone».

 

Si chiamerà Giotto anche il panettone di Chicago?

 

«Mi pare un nome bellissimo: c’è dentro tutto, amore, storia, arte e Italia».

 

Agli americani piacerà?

 

«Ne sono certo. Gli americani adorano le buone cose italiane. A proposito, lo sa che adesso hanno scoperto lo spritz? Non è padovano pure quello?».

 

 

 

Un video tratto dal film The Big Night, che racconta con ironia la diversità di cultura a tavola tra Italia e Usa

 

 

 

 

LE IMMAGINI DI BRUNO ABATE IN VISITA A PADOVA, NEL CARCERE MINORILE DI CHICAGO E MENTRE FA LEZIONE A UN GRUPPO DI STUDENTI DI CHICAGO

 

(foto Leigh Loftus)

 

 

 

 

 

 

 

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