«Non ho odio per i miei carcerieri». Quirico incontra i detenuti

 

L’inviato de La Stampa Domenico Quirico lunedì 13 dicembre nel pomeriggio, prima di partecipare come ospite d’onore alla Cena di Santa Lucia, ha incontrato circa 150 tra detenuti e operatori coinvolti nelle lavorazioni carcerarie promosse da Officina Giotto. L’incontro si è tenuto nel capannone della casa di reclusione Due Palazzi di Padova che normalmente ospita l’assemblaggio delle biciclette Esperia. Così, tra torni e postazioni di montaggio, il 62enne giornalista torinese si è confrontato vis-a-vis con i detenuti. Una conversazione drammatica, essenziale, che ha sorvolato sugli aspetti più conosciuti dei 152 giorni di prigionia trascorsi in Siria e si è concentrata subito su questioni di fondo, sui punti che accomunano lui e il suo non abituale uditorio.

 

 

La mancanza di libertà, ad esempio, il tempo che non scorre mai. «Per 152 giorni ho dovuto riempire, guadagnare ogni ora, ogni minuto, ogni secondo perché i miei carcerieri mi lasciavano a far nulla in una stanzetta vuota. Aprivano la porta ogni tanto per gettarmi qualcosa da mangiare, ma tu non sapevi mai se era per quello, se era per portarti fuori a giustiziarti o per trasferirti in un posto ancora peggiore». L’unico conforto è la vicinanza del belga Pierre Piccinin. «Se non ci fosse stato lui sarei diventato folle. Ci siamo raccontati la nostra vita, le speranze, i progetti, le letture».

 

 

«I veri ostaggi, i veri prigionieri», ha ripetuto più volte Quirico, «non siamo stati noi, ma le nostre famiglie. Io sono colpevole di averli fatti soffrire, per la vanità di scrivere 120 righe sul mio giornale, di essermi cacciato in una situazione pericolosa per cui loro hanno dovuto soffrire inutilmente». Quando gli riuscì, per un insperato gesto di bontà umana di un custode, di comunicare con la famiglia, la figlia minore gli chiese «Papà quando tornerai?». «Non so», fu la risposta, «ma ho la certezza di tornare, per venirvi a chiedere perdono per questo dolore che vi ho imposto». 

 

 

«La tua carcerazione è stata molto peggiore della nostra», reagisce un detenuto. «Tu non eri responsabile di nessun reato. E poi la tua vita era in gioco ogni momento». «È vero, non avevo fatto nulla a loro», ammette Quirico. «Quando mi hanno liberato il loro capo mi ha detto “Tu te ne torni a casa tua, noi invece restiamo qui in mezzo alle bombe, i veri prigionieri siamo noi”. Ecco perché tra me e quegli uomini non può esserci odio. Sono così cattivi perché devono sopravvivere, perché in quel paese se non fai così sei costretto a perire».

 

 

Il giornalista poi racconta il mestiere di inviato, che lui interpreta senza mezze misure. «Non scriverei mai un articolo sul carcere senza condividere fino in fondo la vostra vita. Per questo nel 2011 mi sono imbarcato su un barcone di tunisini e sono affondato con loro al largo di Lampedusa. Il mio mestiere è condividere le sofferenze altrui per avere il diritto di raccontarle. La sofferenza umana è terribile ma soprattutto è estremamente delicata. Occorre condividerla fino in fondo. Per questo da ogni viaggio io torno diverso».

 

 

«Quella di Domenico Quirico è una testimonianza che spariglia idee che noi crediamo certe, assodate», commenta il presidente di Officina Giotto Nicola Boscoletto al termine dell’incontro. «I concetti stessi di libertà e prigionia, ad esempio, quando lui ci dice che i suoi aguzzini erano più prigionieri di lui, appaiono capovolti». Inoltre, annota Boscoletto, alcune parole del giornalista fanno scoprire cose che avevamo dimenticato, o che addirittura per noi possono essere completamente nuove. «Penso a quando ci ha parlato dell’importanza della relazione, a proposito della convivenza con Piccinin, del senso drammatico della sua esperienza, dell’importanza e della densità dell’attimo presente, di parole come colpa, rimorso, espiazione, capacità di commuoversi, perdono. Ha dato una parte della sua vita per raccontarci cose che ci scuotono, non ci lasciano indifferenti. Per questo gli siamo grati».

 

Il resoconto sul sito internet del mensile Tracce:

 

 

Tracce.it, mercoledì 11 dicembre, Una Cena di Santa Lucia per Quirico (E. Andreatta)

 

 

 

 

Le foto dell’incontro

 

 

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