Francesco: «Grazie, voi mi avete rallegrato la domenica»

 

Al Giubileo dei Carcerati accade l’imprevisto: il Papa incontra i detenuti di Padova.

 

«La speranza è dono di Dio. Dobbiamo chiederla». «La speranza non può venire meno. Una cosa, infatti, è ciò che meritiamo per il male compiuto; altra cosa, invece, è il “respiro” della speranza, che non può essere soffocato da niente e da nessuno». E ancora: «Nessuno può vivere senza la certezza di trovare il perdono!». Sarebbero bastate queste parole dell’omelia di papa Francesco, in una piovosa domenica romana, a giustificare il viaggio di tanti detenuti nel cuore della cristianità. Domenica 6 novembre è il giubileo dei carcerati. Da Padova, sono quasi una trentina i detenuti che si sono recati a Roma, con una consistente delegazione comprendente il direttore del carcere Ottavio Casarano, il cappellano don Marco Pozza con i suoi collaboratori, volontari “storici” e diversi operatori di Officina Giotto guidati dal presidente Nicola Boscoletto.

E d’altra parte, come ha scritto anche la stampa, questa domenica è stata «il coronamento di una settimana straordinaria per i detenuti che lavorano nelle cooperative di Officina Giotto», come ha scritto Alberto Gottardo di Padova24ore. «In pochi giorni a toccare con mano il piccolo grande miracolo quotidiano di via Due Palazzi sono arrivati il presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi e il segretario di Stato di Sua Santità cardinal Pietro Parolin». Settimana coronata dalle parole di Francesco sulla speranza.

Ma a volte non si spera abbastanza, o meglio la vita ti sorprende con qualcosa che non si osa neppure sperare. «Ci avevano detto che era saltata l’udienza con il Papa», racconta don Pozza; così siamo andati a zonzo per Roma, sotto la pioggia. Eravamo al Pantheon quando alle 17.30 ci è arrivata una telefonata dal Vaticano: “Venite, il Papa vuole salutarvi”. Siamo saltati al volo sull’autobus e nel giro di mezz’ora eravamo lì».

“Lì” significa a Santa Marta, nella residenza di papa Francesco. E lì il papa, uscendo dal suo appartamento, incontra i detenuti padovani, si trattiene per più di mezz’ora, stringe mani, ascolta storie di vita dietro le sbarre. Parla pochissimo. E quel che dice è commovente: «Grazie. Voi mi avete rallegrato la domenica, sono felice di incontrarvi». «E se lui era felice», come racconta il Mattino di Padova, «loro, i 27 detenuti tra i quali cinque ergastolani del Due Palazzi di Padova, erano in lacrime. Scossi e commossi, travolti dall’emozione, sconvolti perfino, compresi i detenuti musulmani che hanno partecipato all’avventura romana. Ed è sgorgato un pianto collettivo». 

«Una cosa che lascia senza parole e senza fiato» commenta Nicola Boscoletto. «Torno a casa con il cuore contento».

 

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