Pomeriggio straordinario in carcere con Top Food Expoerience

In Italia il carcere di Padova si distingue notoriamente per essere uno dei più aperti al mondo esterno. Ma lo spettacolo di oggi anche per gli agenti e gli operatori della casa di reclusione della città del Santo era una novità assoluta. Quattro pullman con duecento imprenditori, ristoratori e buyers di 36 paesi dei cinque continenti, dall’Australia alla Cina, dal Libano alla Svezia hanno invaso pacificamente i capannoni del carcere che ospitano le lavorazioni promosse da Officina Giotto.

 

Invasione pacifica ma anche inconsapevole. I visitatori infatti erano in Italia per iniziativa di Top Food Expoerience, marchio varato in occasione dell’Expo da quattro aziende della food valley italiana: Coppini Arte Olearia, Casale, Steriltom e Agugiaro & Figna. Grazie alla regia di quest’ultima azienda (una delle maggiori molitarie in Italia per la macinazione del grano tenero), i delegati, che nei giorni precedenti erano stati in visita all’Expo milanese ma anche nella sede della Ferrari a Maranello, dopo aver pranzato ai Molini Agugiaro di Curtarolo, in provincia di Padova, sono saliti sui pullman con l’intento, come da programma, di prendere il caffè nella Pasticceria Giotto. Piccolo particolare, solo durante il tragitto è stato comunicato loro che la pasticceria si trovava all’interno di un carcere di massima sicurezza.

 

Qualche attimo di stupore – il colpo di scena è perfettamente riuscito – e qualche sguardo un po’ interrogativo quando i mezzi hanno varcato l’imponente cancello del carcere, ma ogni titubanza è subito svanita quando la delegazione è entrata nei capannoni artigianali della casa di reclusione. Tappeti rossi per terra, bandiere dei 36 paesi di origine, un video con le facce sorridenti dei detenuti pasticceri e, in ogni sala, degli angoli con tutte le specialità che hanno reso famoso il laboratorio di via Due Palazzi, dal celeberrimo panettone ai cioccolatini (il prodotto ultimo arrivato), ai gelati - altra novità di quest’anno – ai biscotti, dai cantucci ai baci di dama.

 

Nell’occasione si sono inaugurati i locali della pasticceria, della gelateria, della cioccolateria e del call center con 60 postazioni, realizzati grazie ai contributi della Cassa delle Ammende presso il DAP (Ministero della Giustizia) e della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. E proprio a nome della Fondazione ha parlato Paolo Giopp, che è anche direttore generale della locale Associazione industriali: «L’Expo è una vetrina delle eccellenze del nostro Paese», ha affermato l’imprenditore. «Per questo è giusto che voi siate qui oggi, perché qui in carcere c’è l’eccellenza del prodotto, ma anche del metodo e dei risultati sociali: un vero modello». Con una citazione di san Josemaría Escrivá de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei, il provveditore alla carceri del Triveneto Enrico Sbriglia ha ricordato che «noi tutti dobbiamo concepirci come strumenti». «Quando il carcere riesce in questo intento», ha aggiunto, «significa che ha compiuto la sua missione. E anche voi», ha detto rivolto agli imprenditori esteri, «potete diventare strumenti e veicoli dei prodotti e dei messaggi che provengono da questa casa di reclusione».

 

La parola poi è passata agli operatori. «Il nostro è un lavoro bellissimo», ha affermato il direttore della pasticceria, Matteo Florean, «ogni giorno ho la possibilità di veder cambiare e rinascere le persone e ogni sera, quando le saluto e torno a casa, scopro che anch’io con loro sono cambiato». «Il lavoro ti restituisce passione e interesse, ti fa tornare ad essere padre, marito, figlio, compagno», ha aggiunto Davor, ergastolano e decano della pasticceria, «ti dà dignità, ti aiuta a guardare le cose in modo diverso, a non pensare più alla vita in modo negativo, ma a guardare avanti, ad avere un atteggiamento positivo, di speranza. Qui si lavora con passione».

 

Dichiarazioni che non potevano lasciare insensibile il testimonial della giornata, il pasticcere campione del mondo Luigi Biasetto: «In cucina un piatto si può realizzare in venti minuti, in pasticceria invece venti minuti servono solo per pesare gli ingredienti. Poi bisogna cuocere, raffreddare, rìtagliare, farcire… solo con la pazienza si ottengono risultati duraturi. Ma poi ogni creazione di pasticceria è un modo di festeggiare con chi mangerà i nostri dolci».

 

«Appena una settimana fa a Regina Coeli a Roma abbiamo presentato uno studio di una fondazione americana sul modello-Giotto, con relatori da Germania, Brasile e Stati Uniti», esordisce Nicola Boscoletto, presidente di Officina Giotto. «Regina Coeli è il carcere dove fu imprigionato Sandro Pertini che voi tutti ricorderete quando l’Italia vinse i campionati del mondo di calcio in Spagna nel 1982. Oggi nel calcio a livello mondiale facciamo un po’ di fatica: invece non si può dire altrettanto del cibo in tutte le sue espressioni, come dimostra l’Expo. Questo ricordo ci riporta qua, oggi, in questo luogo particolare. La presenza di tutti voi da ogni parte del mondo ci permette oggi di testimoniare e vivere questa forte emozione».

 

Si passa poi all’inaugurazione dei nuovi locali del call center, della pasticceria, gelateria e cioccolateria. Una realizzazione, ricorda Boscoletto, per la quale sono stati investiti circa due milioni di euro, un milione per la struttura con il contributo della Cassa delle Ammende del Ministero della Giustizia e un milione per le attrezzature, di cui 500mila euro erogati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e il rimanente dalle cooperative del Consorzio Sociale Giotto.

 

La parte ufficiale del pomeriggio è conclusa, e così gli ospiti possono girare liberamente tra i locali dedicati alle lavorazioni: biciclette, valige, business key per la firma digitale, call center e naturalmente la pasticceria. Le specialità della Giotto incontrano i gusti di tutti, con particolare apprezzamento per i cioccolatini, gli ultimi nati in via Due Palazzi, con gusti invitanti quali lampone, passion fruit, zenzero ma anche Passito Fior d’Arancio, un vino dolce dei Colli Euganei. C’è molta curiosità, i pasticceri, splendidi nella loro livrea bianca e azzurra, si prestano volentieri a dialoghi e interviste, fieri di mostrare al mondo i frutti del loro lavoro. E c’è da scommettere che anche per gli ospiti l’oretta passata in quella pasticceria così particolare sarà un ricordo che non si cancella facilmente. La titubanza iniziale ha lasciato il posto allo stupore e poi alla commozione. «Se qualcuno è entrato un po’ a fatica», commenta un operatore del carcere, «alla fine sembrava che nessuno se ne volesse più andare».

 

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